IL COLLEGIO DELLE DEBUTTANTI VIZIOSE/3 – VIETATO AI MINORI
La mensa brulica di camicette dai colori pastello, appoggiate su giovani seni dalle misure più svariate. Ci sono petti abbondanti, quasi giunonici che fanno pensare a lunghe manipolazioni maschili e delicate protuberanze ancora acerbe che illudono la fantasia di uomini in cerca di corpi ancora inviolati. Le gonne a tubo o di ampiezze più morbide vestono fianchi desiderabili e che sprigionano la seduzione della giovinezza. Figure leggiadre e dalle movenze spensierate, inconsapevoli della loro potenza erotica o, al contrario, perfettamente consce del fascino che emanano, si muovono tra i tavoli in cerca del posto preferito dove consumare il pranzo.
Margaret, con il suo vassoio tra le mani, attraversa il corridoio centrale del refettorio, da dove partono le file allineate dei tavolini ricoperti di tovaglie candide. Il suo incedere, di una disarmante bellezza, proprio perché mostrata con la noncuranza di chi è abituata a suscitare sguardi d’ammirazione e le fantasie più spinte, calamita l’attenzione di tutti. In particolare il professore di filosofia si attarda a seguire l’ancheggiare della gonna, il serpeggiare sinuoso di quel corpo da amare tra le sedie e il molleggiare del seno scosso da un lieve affanno.
– Peter – chiede Mark, – conosci quella ragazza.
– Sì, è l’ultima arrivata, frequenta il mio corso di storia. Non so se sia interessata anche ai tuoi “sermoni” filosofici… – scherza il giovane Peter, al suo primo anno d’insegnamento.
– In effetti non l’ho ancora vista alle mie lezioni. Quando è arrivata? – chiede ansioso Mark.
– Solo un paio di giorni fa… Attento Mark, non continuare a guardarla in quel modo… non è un bocconcino per te!
– Lo è invece per te Peter vero? Tu sei giovane e affascinante, invece io, povero quarantenne, faccio già parte del vecchiume!
– No, Mark, non prendertela così. Volevo solo dire che tu sei un insegnante e lei una studentessa. Non si può… Ognuno al proprio posto.
Mark Harrold rimane allibito. È tanto il desiderio che quella ragazza gli ha provocato nei pochi minuti in cui ha “passeggiato” davanti al suo tavolo, che ha dimenticato ogni regola. Proprio lui, che ha sempre criticato le aspirazioni sessuali dei suoi colleghi verso una delle allieve e ha sempre considerato esecrabili i tentativi di approccio messi in atto in modo nascosto e defilato dai professori verso le alunne palesemente disponibili, ora si trova a sbavare senza ritegno per quella sconosciuta dal corpo da fata, il viso d’angelo e… lo sguardo. Oh sì, lo sguardo tradisce tempeste dei sensi e masturbazioni privatissime ma voluttuose.
– Hai ragione Peter… mi sono lasciato andare! – si scusa Mark ma dentro di lui non riesce a spegnere il desiderio folle che quella ragazza gli ha suscitato e che ora sta causando un imbarazzante rigonfiamento ai suoi pantaloni.
– Non devi scusarti amico mio. Quella ragazza è davvero notevole, non solo è molto bella ma è… una strega – spiega il collega. – Ti assicuro che è riuscita a turbare tutti. Mancavi tu!
Il signor Hellemann non ribatte e cerca di deviare il discorso parlando dell’andamento del nuovo anno scolastico appena iniziato, sulle novità apportate dalla direttrice e sul maggior numero di ore di lezioni da impartire che si sono trovati segnate nel calendario mensile. Non vuole più tornare sull’argomento della ragazza perché dentro la sua mente si è formato un tarlo che diventa sempre più insistente e profondo: quella giovane deve essere sua.
Sente già la fragranza del suo corpo eccitato e i tremori della pelle di lei increspata sotto i tocchi dei suoi polpastrelli delicati e ansiosi di sentirla vibrare di desiderio sotto di lui. Immagina già il giovane respiro tiepido farsi più serrato e lo schiudersi delle labbra, ancora nuove e rosse, in attesa di un suo bacio. E poi… scendere giù, lungo quel corpo languido e sensuale, scosso dal desiderio di aprirsi completamente a lui…
Mark ha le vertigini. Il suo capo oscilla. Per fortuna il suo giovane commensale è così intento ad assaporare il dolce alla crema di vaniglia che non si accorge del suo oscillare e del pallore che si stempera sul suo viso stralunato. Con la scusa di dover terminare di preparare la sua lezione esce nel parco. Passeggia e si lascia penetrare dalla rugiada pungente che sa giù d’autunno.
I suoi pensieri vagano fino a raggiungere il corpo di lei. Lo toccano, lo esplorano, lo possiedono, entrano in quegli orifizi dolci e sfacciati, che rapiscono e conducono alla follia d’amore. Sente tra le mani la fica eccitata, pronta a venire. La immagina ricoperta di un pelo lanuginoso come le infiorescenze del tarassaco in primavera che, leggero e impalpabile, vola via al vento della sua passione sfrenata e lascia la visione eccitante del taglio spalancato, pronto ad accogliere il suo cazzo turgido, che ora si impenna e fa tremare i suoi fianchi… Una macchia opaca segna la patta dei pantaloni e il profumo di sperma si mescola a quello di corteccia di salice, bagnata di fronde cadenti, a cui Mark si è appoggiato.
Sorpreso e imbarazzato Mark corre furtivo verso la sua stanza per cambiarsi. Non incontra nessuno. Solo, attraversando l’atrio, sente una voce squillante e allegra, che ha in sé una profondità tutta femminile, nutrita di sapere e di conoscenza, che lo stordisce. Il tempo di girare lo sguardo verso quel suono prima di salire frettolosamente le scale.
Incontra quegli occhi, gli occhi di lei. Si guardano e in quel tempo così breve si conoscono, si desiderano, si danno un appuntamento.
Mark affonda in quelle iridi verdi, dai riflessi dorati di passioni segrete.
Margaret si accorge di uno sconosciuto che sa di lei, delle sue burrasche sessuali, delle sue veglie piene di carezze sul suo corpo mai appagato e delle sue fantasie erotiche che cercano l’approdo di un corpo maschile… reale ed esperto. Lei lo insegue con lo sguardo e lo chiama con la mente.
Resta indietro, si ferma nell’ingresso a guardare quella figura snella che saltella sui gradini come se volesse fuggire via da un pericolo, forse da lei? Margaret sa di piacere agli uomini ma di suscitare anche timori perché possiede qualcosa che strega… che avvinghia e rende prigionieri del suo fascino. Non può certo immaginare che la fretta di Mark sia legata proprio a lei, ai desideri così intimi e intensi che, con il solo passare, gli ha suscitato.
– Margaret vieni! – la chiama Sarah. – Che fai lì… perché sei tutta rossa. Cosa ti è successo! Hai già voglia la mattina presto? Dài che le lezioni stanno per iniziare e arrivare in ritardo significa far arrabbiare la signorina Barrett… Noi non vogliamo che si accorga di noi. Tutto deve essere calmo e indifferente all’apparenza, così possiamo divertirci senza destare sospetti… Piccola porca!
Sarah passa un dito colmo di saliva sulle labbra di Margaret poi la prende sotto braccio e la trascina fuori, verso l’edificio dove la direttrice chiama a raccolta le sue allieve con un campanello d’argento, che scuote con vigore tra le lunghe dita ossute.
– Ci vediamo nel pomeriggio in camera mia – le sussurra Deborah prima di lasciarla davanti all’aula di storia.
– D’accordo – risponde Margaret facendo l’occhiolino all’amica, perché sa che quello non è un appuntamento per fare i compiti.
Il gruppo delle ragazze è sparso, come uno sciame d’api in primavera, sul letto o sul tappeto soffice che ricopre il pavimento della stanza di mattonelle antiche, a disegni floreali e tirate a lucido da passate di cera decennali, tanto che la pasta di granito, di cui sono fatte, è odorosa di nido d’api, di cellette pronte a essere colmate di miele, anziché di quell’odore di materiale edile che sprigionano i pavimenti appena messi. Il tappeto si estende per quasi tutta la stanza a fare da giaciglio confortevole per le membra delicate, da principesse sul pisello, delle ragazze, ma quello strato incerato sprigiona e trasmette la sua vitalità, come se possedesse un’anima, come se le sue particelle così rigide si fossero lasciate impregnare, volontariamente, dalle voci, dai sospiri e dai piaceri di mille e mille fanciulle passate da lì, dove hanno depositato le loro preoccupazioni, i loro ideali e i loro ardori per restituirle poi, di volta in volta, di anno in anno, alle nuove venute. Lo strato lucido cerca lo scorrere dalle mani delle ragazze e permette ai loro fianchi giovani di scivolare divertiti ed eccitati sulla sua superficie tirata a specchio ma non fredda, mantenuta di un accogliente tepore dalla cera che sa accarezzare la pelle tenera di quei glutei sodi e pieni di vibrazioni eccitate.
L’aria dentro la camera è satura di desideri sessuali pronti a scatenarsi, a diventare carezze, abbracci, affondi nelle pieghe delle carni rese arrendevoli dall’eccitazione, esplorazioni oscene di orifizi teneri e già colmi di succhi. Il loro afrore aleggia sopra le teste delle ragazze, accarezza i visi già trasformati dal piacere che avanza, si mescola ai sospiri serrati e si confonde tra le dita affondate nelle parti intime. Il gruppo di amiche è occupato, oltre che a chiacchierare in modo civettuolo, a masturbare i luoghi dove si annidano i godimenti più intensi. Mostrano, le une alle altre, le loro tane dolcissime, spalancate e rosse di piacere e affondano, senza ritegno e con una goduria sfacciata le dita dentro i buchi facendo a gara per allargarli meglio, più in fretta e per raggiungere l’orgasmo di culo o di fica prima delle altre.
Margaret è tra loro, la schiena appoggiata al letto e le gambe divaricate, ha messo due dita nel suo orifizio posteriore e se lo stantuffa con vigore. A ogni impennata dell’orgasmo tra i glutei, la sua schiena si arcua, la nuca si appoggia ai lembi della coperta di raso, che cade come un drappo a fare da sfondo al suo viso luminoso, invaso dall’estasi del piacere. Il seno si sporge in cerca di bocche disponibili a succhiarlo e la riga delle sue intimità si spalanca mostrando la perfetta fattezza delle sue grandi labbra, del bottoncino che sporge turgido e del richiudersi, verso il basso, della fica che lascia spazio all’aprirsi provocante del solco pieno delle dita che si agitano avanti e indietro. Una ragazza le si avvicina e si mette a leccare quelle mammelle invitanti, afferra tra le labbra i capezzoli durissimi e sembra volerli stritolare con strette spasmodiche.
– Sììì… cosììì… – geme Margaret. – Mi piace anche se le mordi un po’… Succhiami anche le mammelle… Mi sto spingendo in fondo le ditaa… Vengooo…
La ragazza che sta facendo godere Margaret si chiama Katrine. È stata attratta dalla frenesia con cui l’altra si masturba, non ha potuto fare a meno di avvicinarsi a lei e di prendere in bocca quei due seni gonfi. Ora li risucchia fino a metà. Sente quella polpa soda e insaporita dai sudori del piacere diventare molle tra i suoi denti che l’afferrano e la trattengono mentre l’orgasmo, in basso, nel solco si fa sempre più violento, rende violacei l’orlo e le crespe, scuote tutta la carne del culo…
(3-Continua. Nella foto: Briana Lee. Per gentile concessione della Puleio Press)